Le storie di vita emergono dal bisogno delle persone di capire meglio la malattia o dal semplice desiderio di parlare con qualcuno durante le lunghe attese in ospedale. “Di solito giriamo per il reparto o il day hospital con i libretti informativi in mano – spiegano – aspettiamo che la gente si avvicini e, a seconda di quello che ci chiedono, facciamo una chiacchierata”.
“L’unica volta che abbiamo cercato di insistere un po’ – ricorda Francesca – è stato con i genitori di un ragazzo di 24 anni, perché vedevamo molta preoccupazione nei loro volti. Con loro si è creato un bellissimo rapporto: crediamo di avergli dato una possibilità in più per entrare in contatto con la problematica della malattia, o più semplicemente avevano piacere di parlare un po’ con noi, anche perché il figlio è stato ricoverato qui per tanto tempo ed era un nostro coetaneo”.
In day hospital le volontarie dell’AIMaC incontrano soprattutto i malati, mentre alla postazione al piano terra del policlinico arrivano perlopiù i familiari. Nei volti di tutti si tocca con mano quella sofferenza che le volontarie cercano di trasformare in relazione positiva.
“C’è chi vuole informazioni pratiche, ad esempio sul parcheggio. Alcuni – proseguono Deborah e Francesca – ci chiedono dell’alimentazione in ambito oncologico, altri domandano supporto psicologico e noi li indirizziamo al servizio di psicologia clinica. Svolgiamo una funzione di mediazione e intercettiamo i bisogni”.
Infine Francesca e Deborah ripensano a uno degli incontri più belli: “Quello con Luciana, 75 anni d’età. Ogni volta che andiamo in reparto ci dice subito quando verrà la prossima volta, così noi possiamo tornare a trovarla. Lei ci tiene perché sta qui sola tutta la mattina”.
Un’esperienza intensa ed emozionante quella delle volontarie che stanno svolgendo il servizio civile nel Policlinico e che è stata apprezzata anche dal responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica, Prof. Giuseppe Tonini: “Siamo lieti di avere tra i nostri collaboratori i volontari dell’Associazione Italiana Malati di Cancro. Il loro supporto è per noi strumento essenziale per accrescere ed essere più vicini ai pazienti e per migliorare il percorso di cura. Crediamo che il volontariato, soprattutto in ospedale, sia un fattore di arricchimento non solo per i pazienti ma anche per i medici e per tutte le figure a contatto con la malattia oncologica. La loro azione è una cura nella cura fatta di empatia e ascolto”.
Il Prof. Tonini ha voluto poi ricordare anche i familiari: “E’ importante supportare le famiglie e i pazienti dal punto di vista psicologico ed è giusto considerare anche tutti i loro diritti nell’ambito del lavoro. Il messaggio che vorrei mandare in questa giornata dedicata al malato è che tutti, pazienti e familiari, non devono essere lasciati soli”.